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Nel maggio 2018 entrava il GDPR, uno strumento creato per una maggiore e migliore tutela della privacy per i cittadini europei. In tre anni, che cosa è cambiato? Sicuramente, sul piano giuridico, la privacy dei consumatori è più protetta. Le aziende si sono attrezzate per informare i clienti sul fatto che stanno raccogliendo dati, la protezione e l’integrità dei dati. Di conseguenza anche gli utenti hanno acquisito una maggiore consapevolezza sulla propria privacy e, in generale, sul valore dei dati personali.

 

Tutti noi possiamo accettare o rifiutare, entrando in un sito web, due tipi di tracciamenti: statistici e profilanti. Questi ultimi, raccolgono informazioni con finalità pubblicitaria. Se non accettiamo i cookie di terze parti le piattaforme pubblicitarie vanno un po’ in confusione: da un lato ricevono meno dati rispetto a quelli previsti ma soprattutto non hanno visibilità sulla scelta effettuata dall’utente. Risultato: meno dati e più imprecisi. I cookie di terze parti, a differenza dei cookie di prima parte, non appartengono a chi gestisce il sito web ma a un soggetto terzo e servono a profilare l’utente, ossia ricostruire e analizzare le sue abitudini di navigazione per poi potergli proporre delle pubblicità mirate.

 

E qui entra in scena Google, che lancia (in versione beta) la funzionalità Consent mode, per permettere di avere informazioni in modo completamente anonimo, cioè cookieless. Rispettando la scelta dell’utente e al tempo stesso garantendo informazioni all’azienda. Non è una piattaforma, non prevede interazioni né richiesta di consenso da parte dell’utente: il Consent mode si basa sulle azioni dell’utente stesso sul banner cookie già presente. In base alle scelte dell’utente le piattaforme Google ricevono informazioni anonime che registrano solamente la visualizzazione della pagina e eventuali parametri presenti nell’URL. Dati inviati in modo anonimo anche se l’utente non accetta alcune categorie di consenso, il che rende il Consent mode GDPR compliant.

 

La nuova soluzione di Google basterà a convincere le Autorità? L’invasività che i sistemi di profilazione hanno raggiunto negli scorsi anni ha spesso attirato l’attenzione delle Autorità: non sempre le normative e le sanzioni applicate sono servite per tutelare preventivamente gli utenti online. Perché rimuovere questi cookie di terze parti, allora? Justin Schuh, direttore di Google Engineering per Chrome, ha parlato di volontà di Google di “rendere il web più privato e sicuro per gli utenti”.

 

Il Consent Mode potrebbe segnare una svolta per il futuro della privacy online? Potrebbe essere. I dati raccolti da Google vengono infatti utilizzati per creare modelli previsionali, consentendo analisi più precise e accurate, specialmente per il settore advertising. Nonostante la modalità beta, il Consent mode potrà servire per attivare il machine learning quando i cookie di terze parti verranno completamente dismessi da tutti i browser. Per le aziende l’installazione di questa funzionalità consente di evitare la perdita di dati salvaguardando però la privacy delle persone. Il consiglio di LEN Solution è prevedere l’installazione della funzionalità Consent mode avvalendosi di un partner tecnico e previo confronto con il Data Protection Officer.

 

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